“La Scienza delle Organizzazioni Positive” – edito da Franco Angeli – aprile 2018.
L’incontro con Francesca merita di essere raccontato. Veru (una delle due autrici del libro) decide di provare un nuovo parrucchiere, una sua amica le parla di ChimicaZero e lei fissa un incontro.
Entra e una delle ragazze l’accoglie, dicendole che intanto le farà un massaggio di benvenuto, poi accadono una serie di cose stupende fino ad arrivare al momento del lavaggio: Veru si sdraia su una chaise-longue confortevole (non una di quelle poltrone scomode che ti spaccano il collo) e la ragazza le chiede: “mentre ti lavo i capelli posso metterti sulla pancia questo cuscino quantico”?
Ora potete immaginare la reazione: Veru sorride, strabuzza gli occhi e pensa: io devo conoscere chi ha messo su questo posto! Ed ecco quindi che incontriamo Francesca, lei ha un passato professionale bello solido, sprizza energia e competenza, ha quella luce che si accende dentro le persone che hanno capito qualcosa e non vedono l’ora di condividerlo con il Mondo.
Inizia a raccontarci che è cresciuta per quindici anni nel marketing, arrivando a ricoprire ruoli dirigenziali per diverse multinazionali nel settore beauty fino a che, nel 2010, si è fatta una domanda, di quelle che possono cambiare una vita ed infatti così è stato per lei: “a che serve quello che faccio?”
La risposta ha acceso qualche mal di pancia ma anche nuove consapevolezze e soprattutto l’azione. Francesca decide quindi di lasciare quello che non la rappresentava più e costruire qualcosa di nuovo, che potesse rompere un modello vecchio di “fare ed intendere le cose” per costruirne uno nuovo: così è nata ChimicaZero.
Volevo pormi al servizio delle persone condividendo con loro scelte etiche e consapevoli.
ChimicaZero è un nome volutamente provocatorio; significa lavorare in assenza di chimica di sintesi fin dove si può, scegliendo una bellezza che impatti meno sul Pianeta e
salvaguardi la salute delle persone; significa attivare parallelamente una sinergia fra benessere interiore e bellezza esteriore.
Significa, soprattutto, lavorare al “contagio” delle coscienze passando per un canale assolutamente atipico, un ambiente in cui le persone possano accedere a conoscenze ed esperienze anche profonde attraverso un approccio non cattedratico e sufficientemente leggero da essere fruibile e piacevole per tutti.
Quindi cosa accade da Chimica zero?
Al parrucchiere associamo prevalentemente i concetti di immagine, moda, gossip. Eppure il parrucchiere è la persona alla quale permettiamo in modo assolutamente naturale di toccarci la testa, uno dei nostri punti più ricettivi e sensibili. Il salone è poi un ambiente nel quale ci rilassiamo e ci prendiamo del tempo per avere cura di noi stesse/i. Quindi in realtà è uno dei posti più idonei a diventare un centro per il benessere della persona, perché cura, relax e contatto gli sono connaturati.
Se a questo aggiungiamo anche delle ritualità manuali, dei dispositivi che operano sul piano olistico e bio-energetico e un utilizzo sapiente dell’acqua e delle frequenze sonore, otteniamo con pochissimo un enorme risultato in termini di riequilibrio e di consapevolezza di sé. E tutto passa attraverso un’esperienza, non una conferenza.
Questo vale non solo per i clienti ma anche per lo staff, che è immerso in un ambiente che induce un’evoluzione personale sostanziale.
Alcuni di questi dispositivi sono, ad esempio, i nostri cuscinoni quantici, che utilizziamo durante la posa e il lavaggio, caldi e coccolosi, in realtà sono degli accumulatori organici, che schermano la persona dai campielettromagnetici esterni e agevolano i processi di auto-riequilibrio e auto-guarigione.
Ma è sostenibile economicamente ChimicaZero?
Il nostro primo salone ha aperto ad ottobre 2012, in un momento in cui molte aziende come la nostra e moltissimi piccoli artigiani hanno subito una profonda contrazione o si sono visti costretti a chiudere l’attività. Noi, grazie ai valori espressi e al lavoro quotidiano di gestione e divulgazione, siamo riusciti ad ultimare lo start-up e oggi non solo abbiamo un salone consolidato in centro storico a Bologna, ma ne abbiamo aperto un secondo nel comune vicino di San Lazzaro.
Dai 2 operatori iniziali, siamo passati ad avere un team di 10 persone, con un incremento del 25-30% sul fatturato di anno in anno. E oggi abbiamo in previsione per fine anno, l’apertura di un terzo salone in provincia di Bologna. Dal prossimo anno, invece, stiamo pianificando di estenderci fuori provincia, aprendo altri centri in parallelo in diverse città del centro e nord Italia.
Inoltre aggiungiamo che il cliente paga in media quello che pagherebbe da altre parti, un bell’esempio di come si fa ad essere sostenibili senza gravare sulle tasche dei propri clienti.
Perché diciamo che ChimicaZero sta riscrivendo una categoria professionale?
Ripensare un luogo significa ripensare prima di tutto a chi opera in quel mondo, infatti quando abbiamo chiesto a Francesca quale fosse la sua sfida più grande ci ha raccontato del grande lavoro che sta facendo proprio con il suo team.
I professionisti a cui ci rivolgiamo sono persone molto lontane normalmente da questo stile di vita e di pensiero.
La ricerca di figure che abbiano il giusto profilo, quindi che non solo siano qualificate a livello tecnico–professionale, ma anche predisposte a lavorare con la bio-energetica e le discipline olistiche, è stata ed è piuttosto difficoltosa. Si tratta in effetti di una professionalità completamente nuova che sta entrando sul mercato.
Ecco perché Francesca mette in atto una serie di iniziative che rientrano guarda caso nelle azioni che fanno di un’impresa un’organizzazione positiva.
Lo staff poi viene formato su più livelli, perché, insieme a quello tecnico-professionale, viene proposto sempre un approccio formativo rivolto alla crescita culturale e spirituale della persona. Le attività spirituali vengono inserite nel normale programma di lavoro mensile, mentre i collaboratori sono spinti nel loro tempo libero a partecipare ad iniziative culturali, eventi, mostre, fiere, corsi sui temi di riferimento ecologico/biologico/naturopatico/bio-energetico etc.) se non (arte/ crescita personale/competenze linguistiche o informatiche etc.) attraverso la sponsorizzazione da parte dell’azienda. Se vogliamo avere nuove professionalità più 2 interdisciplinari e interconnesse, dobbiamo stimolare la creazione di valori globali nuovi e nuove competenze culturali ed emotive.
Chimica Zero può essere di ispirazione per tutti, racconta il modo in cui un mal di pancia può trasformarsi in energia creativa e in profitto. È un lavoro che parte dall’individuo e arriva a tutti. Francesca ha immaginato un percorso e lo ha realizzato partendo da ciò che già sapeva fare a riprova del fatto che non dobbiamo necessariamente sempre pensare che cambiare voglia dire gettar via quello che abbiamo fatto fino ad ora, il bilinguismo è assolutamente possibile:
Le competenze tecniche mi derivano dal lavoro organizzativo e manageriale svolto nella prima parte della mia vita professionale. Quelle di intelligenza emotiva arrivano da una formazione umanistica di base (ho una laureata in filosofia) unita a percorsi formativi meno convenzionali come, ad esempio, l’Accademia di metagenealogia, i Master di Reiki Usui e di Reconnective Healing, l’Accademia di Intelligenza Emotiva e tanti libri, video, confronti con maestri spirituali e terapeuti. Sono profondamente grata a tutte queste persone che, lavorando su fronti e con approcci metodologici diversi, mi hanno regalato una nuova consapevolezza.#energia #bellezza #organizzazionepositiva #salonedibellezza #disciplineolistiche #bologna